Una visita a:
Arg-e-Bam, tra passato e presente
Arg-e-Bam, tra passato e presente
Con queste poche righe voglio raccontare di una antica città immersa ai margini del Kavir-e Lut, il deserto a sud-est dell’Iran. Una città che per la sua bellezza ed importanza fu proclamata da parte dell’UNESCO patrimonio dell’umanità: Arg-e-Bam.
Il 26 dicembre 2003, questa città fu stata cancellata da un terribile terremoto. Il terrificante bilancio fu di 50.000 morti.
Il lungo itinerario per arrivare a Bam
Recentemente siamo tornati in quella terra martoriata, nella mente avevamo il ricordo dei luoghi dove nel 1997, durante il nostro primo viaggio in Iran scattammo alcune foto, dalle semplici botteghe alle case di lusso, dalle scuderie del governatorato al palazzo del governatore.
Rammento ancora quando Vittorio mi chiamò dalla torre che sovrastava la cittadella, il tutto era appena stato restaurato, adesso è solo un cumulo di macerie.
Qui di seguito aggiungo un breve brano estratto dal mio quarto diario di viaggio, intervallate da alcune immagini riprese approssimativamente nelle stesse prospettive, prima e dopo il sisma.
1997, Da Kermân a Bam e ritorno
Kerman non è una città interessante, ad eccezione della vecchia struttura che ospita il bazar ed alcune moschee, ma sicuramente è un’ottima base per visitare la città di Bam, distante da qui duecento chilometri.
Ci alziamo presto, alle otto è già caldo, così prima di avviarci verso la cittadella di Bam comperiamo il ghiaccio per la “ghirba”.
Poco dopo la città, lungo la statale, notiamo un enorme mulino con centinaia di autotreni in sosta colmi di grano, attendono il loro turno per depositarlo; il clima caldo di questa parte dell’Iran, lo fa maturare precocemente.
Siamo vicini alla frontiera con il Pakistan. Lungo la strada sono frequenti i posti di blocco militari, i controlli dei documenti sono sempre discreti ed i militari gentili. In uno dei tanti controlli ci fanno osservare che bisogna indossare le cinture di sicurezza, lungo le strade ci sono numerosi cartelli a riguardo. L’osservazione è giusta ma, il mio pensiero va a quelle motociclette che transitano con cinque persone a bordo.
Arriviamo a Bam poco dopo le undici e parcheggiamo all’ombra di un grande albero sotto le alte mura fortificate. Il caldo è abbastanza intenso, e per l’escursione alla antica cittadella portiamo con noi una borraccia d’acqua. Nel piccolo shop all’ingresso comperiamo un bel libro di fotografie su Arg-é Bam.
L'ingresso alla cittadella Arg-e-Bam
L'ingresso alla cittadella Arg-e-Bam
Dal cortile d’ingresso, vediamo il fervore dei lavori di restauro del grandissimo complesso. Il castello in alto sembra ben restaurato come pure le sue mura, mentre la parte bassa della città è in rovina, delle vecchie case, botteghe, del bazar e di tutto il resto, rimangono solo muri in mattoni crudi semi-diroccati. Nonostante tutto, la visione e veramente bella. Sopra la rocca spicca la torre di guardia; da qui sembra lontana ma ci arriveremo in breve tempo.
Le torri, le mura i contrafforti merlati
E' franato tutto
Da stradina in stradina saliamo verso la cittadella vera e propria. Davanti a noi altre mura fortificate; queste ben restaurate con intonaco di fango e paglia color dell’oro. Dietro un ampio portale, una ripida salita ci invita verso la residenza privata del governatore. Costeggiamo bellissime mura merlate, le pagliuzze che escono dall’intonaco hanno un effetto scintillante, inutile dire di quante foto abbiamo fatto; con questi panorami si ha sempre timore di non farne abbastanza.
Le pagliuzze nell'intonaco brillano al sole
Le pagliuzze nell'intonaco brillano al sole
Lungo il percorso attraversiamo il cortile delle stalle, la guarnigione militare, le residenze del comandante la guarnigione e del governatore; da qui si gode un bellissimo panorama, ma non ci accontentiamo e saliamo fino in cima alla torre per avere una visione sull’intero complesso e sulla ‘palmerie’ a 360 gradi.
Le scuderie e la cisterna d'acqua centrale
Solo la cisterna è rimasta in piedi
Le ore passano senza che ce ne accorgiamo, il sole sta lentamente abbassandosi colorando di un bel ocra tutto il complesso. È una splendida visione, è proprio un bel regalo di compleanno.
Le scuderie e la cisterna d'acqua centrale
Solo la cisterna è rimasta in piedi
Le ore passano senza che ce ne accorgiamo, il sole sta lentamente abbassandosi colorando di un bel ocra tutto il complesso. È una splendida visione, è proprio un bel regalo di compleanno.
Quassù, ritornano in mente le immagini della ‘Fortezza Bastiani’ nel film “Il deserto dei Tartari”, il famoso romanzo di Dino Buzzati, trasformato in un bellissimo film da Valerio Zurlini del 1976, non poteva che essere girato qui.
I diversi strati della fortificazione
La visita è terminata. È ora di rientrare a Kermân, diamo un ultimo sguardo d’insieme per fissare nella nostra mente l’immagine di questo patrimonio dell’umanità.
I diversi strati della fortificazione
La visita è terminata. È ora di rientrare a Kermân, diamo un ultimo sguardo d’insieme per fissare nella nostra mente l’immagine di questo patrimonio dell’umanità.
Tornati in città, l’orologio della grande piazza indica che sono le venti e trenta. L’orologio è al centro di una fontana illuminata da vari colori, intorno un bel giardino fiorito; questa sera c’è molta gente intenta in una preghiera collettiva, sarebbe bello assistervi ma ci attendono in albergo per la cena iraniana.
Appena il tempo di rinfrescarci e scendiamo nel ristorante, è semplice e pulitissimo. Ci sono una decina di clienti, solo maschi, penso uomini d’affari perché c’è una persona per ogni tavolo.
Dopo la cena arriva una sorpresa, i proprietari di loro iniziativa mi portano una torta con tanto di candela accesa, sono stati veramente gentili; il dolce è buonissimo, c’è anche del tè.
È stato proprio un bel compleanno in terra straniera.
2007, dieci anni dopo
Esattamente dieci anni dopo la prima visita e a quattro dal sisma, torniamo a Bam. Entriamo nella parte nuova della città, un grande cantiere. Probabilmente la ricostruzione è iniziata in ritardo visti i tanti ponteggi per le strada. Di gente se ne vede poca, forse saranno ancora nella “palmerie” ad accudire i famosi datteri neri, o forse per cercare un po’ di refrigerio. Nel ’97 entrando in città, alla fine di una strada tra le palme, ti trovavi davanti la cittadella fortificata, con le alte mura merlate. Oggi la visione che si presenta al visitatore è differente, si transita in una brutta periferia per finire innanzi a un’arida collina che ha preso il posto di una cittadina aggraziata come un castello. Le possenti mura cinta e i loro contrafforti sono ridotti ad un ammasso di polvere.
Non è rimasto più niente
Ci avviciniamo alla porta monumentale, dei due torrioni non ce ne è neanche l’ombra, si sono letteralmente polverizzati. All’interno si notano una gran quantità di ponteggi metallici, ma più che per tentare un’improbabile restauro, sembrano innalzati per evitare ulteriori crolli.
Quel che resta dell'ingesso monumentale
All’interno del sito archeologico è crollato tutto. Gran parte degli antichi edifici furono innalzati con mattoni crudi intonacati con fango e paglia, materiali poveri che non possono resistere ad un sisma così violento; ciò nonostante, non c’è stata nessuna vittima. Tutte le persone decedute, sono rimaste sotto le case in cemento della nuova Bam.
Non è rimasto più niente
Ci avviciniamo alla porta monumentale, dei due torrioni non ce ne è neanche l’ombra, si sono letteralmente polverizzati. All’interno si notano una gran quantità di ponteggi metallici, ma più che per tentare un’improbabile restauro, sembrano innalzati per evitare ulteriori crolli.
Quel che resta dell'ingesso monumentale
All’interno del sito archeologico è crollato tutto. Gran parte degli antichi edifici furono innalzati con mattoni crudi intonacati con fango e paglia, materiali poveri che non possono resistere ad un sisma così violento; ciò nonostante, non c’è stata nessuna vittima. Tutte le persone decedute, sono rimaste sotto le case in cemento della nuova Bam.
Lungo il vialetto un cartello ammonisce di non portare via i mattoni, forse qualche visitatore ha pensato di portarsi a casa qualche souvenir. Riprendiamo quel che è possibile con la telecamera e qualche istantanea, le confronteremo con le foto fatte prima del terremoto.
Il viale delle botteghe, all'interno del portale nel 1997
Non ci sono tracce né delle botteghe né tantomeno del portale
Cerchiamo di salire fino alla casa del governatore, viottoli aperti attraverso le macerie hanno preso il posto alle strade che un tempo venivano percorse anche dalle carrozze. È abbastanza caldo, Vittorio vuol salire fin dove c’era la torre, io lo aspetto all’ombra sotto l’unico arco rimasto in piedi. Rimango sola poco tempo, è stato impossibile salirvi, il posto di avvistamento che prima svettava come un albero maestro si è sbriciolato, e diversi detriti ne ostacolano il passo.
Quello che era la parte più alta della cittadella
... diversi detriti ne ostacolano il passo.
La visita è terminata, ci si stringe il cuore nel vedere una simile catastrofe, poco importa averla vista diversi anni prima in pieno e rigoglioso restauro. Dicono che Bam risorgerà, lo spero, non posso pensare che le future generazioni l’abbiano perduta per sempre.
La visita è terminata
Voglio terminare questo breve scritto, con una eloquente fotografia, non è nostra, è stata ripresa ad una mostra fotografica per ricordare le tante persone decedute.
Il viale delle botteghe, all'interno del portale nel 1997
Non ci sono tracce né delle botteghe né tantomeno del portale
Cerchiamo di salire fino alla casa del governatore, viottoli aperti attraverso le macerie hanno preso il posto alle strade che un tempo venivano percorse anche dalle carrozze. È abbastanza caldo, Vittorio vuol salire fin dove c’era la torre, io lo aspetto all’ombra sotto l’unico arco rimasto in piedi. Rimango sola poco tempo, è stato impossibile salirvi, il posto di avvistamento che prima svettava come un albero maestro si è sbriciolato, e diversi detriti ne ostacolano il passo.
Quello che era la parte più alta della cittadella
... diversi detriti ne ostacolano il passo.
La visita è terminata
Voglio terminare questo breve scritto, con una eloquente fotografia, non è nostra, è stata ripresa ad una mostra fotografica per ricordare le tante persone decedute.
Il tempo scorre inesorabile, la natura non guarda in faccia nessuno...L'uomo dovrebbe conservare e/o ripristinare ciò che i propri avi hanno costruito....come forma di grande rispetto, perchè è un nostro bisogno atavico...ma non è mai così facile
RispondiEliminaPurtroppo la memoria si perde...però un'istantanea può contribuire a non dimenticare
Marco