Una visita a Persepoli
Lasciamo la città di Isfahan per andare a Shiraz. Durante il trasferimento faremo una leggera deviazione per Pasargade, Naghsh-é Rostam e Persepoli.
Un lungo itinerario percorso tante volte
Ci fermiamo davanti una postazione militare a Izad Khast, dove un giovane ufficiale ci fa pernottare.
Abbiamo riposato bene. Alle otto, il militare accompagnato da due colleghi ci da il buongiorno, cortesemente ci chiede a che ora proseguiremo per Shiraz, forse non possiamo sostare oltre. Poco dopo ci mettiamo in moto, ma la nostra marcia si arresta presto; siamo fermi ad un distributore di carburanti per mancanza di corrente.
I simpatici addetti al distributore
La strada gira verso est e attraversa un deserto piatto e brutto, le uniche asperità sono dei cespugli secchi, in lontananza delle montagne polverose chiudono l’orizzonte. Il clima sta cambiando, c’è un po’ di polvere in sospensione.
Sulla statale ci sono molte pattuglie di polizia. Anche qui sono arrivati da tempo i rilevatori laser di velocità. Siamo diretti a Pasargade, l’antica capitale achemenide fondata da Ciro il grande verso il 546 a. C. Un cartello stradale indica che mancano quaranta chilometri, ma per arrivarci ne faremo sessanta. Nelle vicinanze dell’ingresso del sito archeologico troviamo un bellissimo ristorante; è aperto da poco, qualche anno fa non c’era. Ne approfittiamo per pranzare.
L’area da visitare è talmente vasta, che nell’interno si viaggia con i mezzi propri. Il più importante monumento è la tomba di Ciro, un edificio a gradoni con grandi pietre squadrate, e il tetto a spioventi di pietra, il suo interno doveva contenere il sarcofago del Grande Re.
La tomba di Ciro il Grande
Tutto intorno oggi è molto curato, diversi cartelli in farsi e in inglese ne raccontano la storia. Purtroppo l’opera archeologica è circoscritta da una impalcatura, un custode ci dice che ci vorrà ancora un anno per terminare il restauro.
Alessandro Magno disse: "una tomba così semplice per un uomo tanto grande"
Il giro continua tra resti di grandi palazzi con le nicchie votive scavate nel marmo.
Il cavalletto ci fa sempre belle fotografie
La strada in salita va verso il “trono della madre di Salomone”, una costruzione squadrata di cui resta soltanto il grande basamento rivestito di lastre calcaree adagiata su una collina. Nel suo interno si trovano alcuni ambienti sotterranei, forse dei magazzini. Da quassù si gode un ottimo colpo d’occhio sulla valle sottostante. Si è alzato un vento teso, tra le fenditure dei marmi ci devono essere dei nidi di falco, perché approfittando delle folate, alcuni falchetti provano il primo volo.
Avvicinandosi verso Persepoli, ci fermiamo a Naghsh-é Rostam. Una zona con quattro tombe reali scavate nella roccia, tutte di notevole altezza e pregio.
Una panoramica di Naghsh-é Rostam
Una panoramica di Naghsh-é Rostam
I sepolcri appartenevano a re come Dario, di suo figlio Serse (il re che ha combattuto alle Termopili) ed altri re a loro succeduti. Peccato per le fotografie che questi monumenti siano in leggera ombra, ne godremo visivamente.
La tomba di Serse
Tombe di dimensioni faraoniche
La tomba di Serse
Tombe di dimensioni faraoniche
La particolarità del luogo sta nel fatto che questo sito è stato vissuto per oltre un millennio. I primi rilievi risalgono a circa l’anno mille a. C., le tombe reali sono state realizzate tra il quinto ed il terzo secolo a. C., mentre alcuni grandi bassorilievi raffigurano l’imperatore romano Valeriano fatto prigioniero dal re sasanide Shapour nel duecento sessanta d. C.
Passeggiando sotto le pareti rocciose dove sono intagliate le tombe, ci sono varie sculture pregevoli, bassorilievi che rappresentano le vittorie dei re persiani sugli imperatori romani. Vittorio scherzando dice “ non è piacevole vedere due imperatori come Valeriano e Giordano III°, in ginocchio davanti al cavallo di un re achemenide”, poi aggiunge “se ne potevano sta a casa”.
L'imperatore Valeriano, sconfitto da Shapour I°
L'imperatore Valeriano, sconfitto da Shapour I°
Di fronte alle tombe si trova una costruzione isolata in marmo bianco, la sua altezza supera i dodici metri, dovrebbe trattarsi di un tempio zoroastriano, l’antica religione preislamica iraniana. Nel frattempo sono arrivati alcuni turisti giapponesi in maggioranza donne, credo siano gli stranieri più numerosi in terra persiana; sono vestite all’occidentale con camicette corte da far vedere le forme.
Turiste giapponesi
Scambiamo qualche parola e insieme ci dirigiamo ai margini del sito; qui, quasi nascosta c’è una bellissima scultura, l’investitura del re Ardashir I°. Il fedele cavalletto ci fa una buona foto.
l’investitura del re Ardashir I°
l’investitura del re Ardashir I°
Rispetto a dieci anni fa il sito ci sembra migliorato, sul posto si trovano depliant e cartelli con le informazioni turistiche; anche se, solo nelle lingue persiana ed inglese. Normalmente, per non rimanere delusi, diciamo di non tornare più nei luoghi visitati. Questo non vale per l’Iran, qui le cose migliorano, evidentemente stanno riscoprendo l’importanza delle antichità preislamiche.
Torniamo sulla statale Isfahan – Shiraz, di fronte il bivio si trova Naghsh-è Rajab, c’è una località minore dello stesso periodo sasanide. A differenza delle altre località archeologiche, questa non è visibile dalla strada, i quattro bassorilievi sono dietro strette insenature rocciose. Un rapido sguardo ne vale la pena.
Il sito archeologico di Naghsh-è Rajab
Il sito archeologico di Naghsh-è Rajab
Siamo vicini alla nostra meta, Persepoli. Tra quattro chilometri saremo davanti la scalinata della antica città, ci sentiamo emozionati come la prima volta. Poco dopo cambiamo di umore, la vecchia strada è stata chiusa, questo ci costringerà ad un lungo giro prima di arrivare.
Come dicevo prima, a volte le cose migliorano, le autorità hanno voluto fare le cose in grande, un ampio viale lungo tre chilometri costeggiato da parchi, danno il benvenuto ai visitatori. Il parcheggio davanti il sito è stato sostituito da una zona pedonale. Vicino le biglietterie trovano collocazione ristoranti, negozi di souvenir e sale da tè. È stata realizzata una ampia area di sosta controllata. È qui che passeremo la notte.
Giusto il tempo di parcheggiare che un violento, quanto passeggero temporale si abbatte sulla zona; meglio così, si abbasserà la polvere in sospensione. Dalla finestra del camper si vede il palazzo di Dario. Questa sera ceneremo con un bel panorama.
Dalla finestra del camper
Dalla finestra del camper
Manca ancora un poco al tramonto, mi metto a riposare mentre Vittorio proverà ad entrare prima della chiusura del sito. Al suo ritorno mi racconterà che all’ingresso, vista l’ora tarda lo hanno fatto passare senza pagare il ticket. Dopo un breve giro e qualche foto, è tornato a “casa”.
La porta di Serse
La porta di Serse
Stamani alle otto siamo già davanti al botteghino. La giornata è limpida, c’è un bel sole e non è molto caldo “l’acquazzone” di ieri ha ripulito l’aria.
Siamo i primi ad entrare a Persepoli
Siamo i primi ad entrare a Persepoli
Già davanti la grande scalinata di accesso si notano i miglioramenti, i gradini di marmo per protezione, sono completamente ricoperti da scalini in legno, ad eccezione di una piccola fascia laterale per farne vedere l’antica sistemazione.
L’enorme ingresso, la porta di Serse (o delle nazioni) ci accoglie per iniziare l’escursione. Da un lato il portale è scolpito con due statue taurine di notevole grandezza; nel lato opposto con la stessa grandezza altre due, ma di influenza assira, le attraversiamo per fotografarle in tutti i particolari. Da questa postazione si ha la visione dell’Apadana nella sua interezza.
Il lato interno della porta di Serse
Il grande complesso della porta di Serse o delle Nazioni
Il lato interno della porta di Serse
Il grande complesso della porta di Serse o delle Nazioni
La scalinata delle nazioni, che porta sull’Apadana è ancora coperta da una tettoia in metallo, rispetto a dieci anni fa però è verniciata di bianco e, della vecchia ruggine non c’è più traccia. Qui si riunisce la maggior parte dei visitatori, le pareti alte delle rampe di accesso sono decorate con raffinati bassorilievi, raffigurano la processione dei rappresentanti delle ventitré nazioni sottomesse, oltre ai cortigiani e la guardia reale di Dario I° il grande. Le incurie del tempo e dell’uomo non hanno intaccato questo capolavoro.
Studentesse in visita
Un particolare del basamento della scalinata delle nazioni
Un particolare della della scalinata delle nazioni
Studentesse in visita
Un particolare del basamento della scalinata delle nazioni
Un particolare della della scalinata delle nazioni
L’ Apadana, Il più grande degli edifici del complesso, è costruito al di sopra di una terrazza in pietra, una posizione dominante rispetto alla città, comprendeva una grande corte centrale delimitata da una settantina di altissime colonne. Oggi in piedi ne restano tredici, hanno dei capitelli particolari.
Sullo sfondo il palazzo dell'Apadana, a sinistra il palazzo di Dario
Sullo sfondo il palazzo dell'Apadana, a sinistra il palazzo di Dario
Sotto la pensilina sono radunate alcune scolaresche femminili, tutte bambine con il maghnaé bianco, il classico copricapo delle studentesse. Vittorio intona una canzone in lingua persiana, una filastrocca per imparare i giorni della settimana, un vero spasso perché studentesse ed insegnanti gli hanno fatto il coro.
Sono tutte sorprese, per la canzone in lingua persiana
Sono tutte sorprese, per la canzone in lingua persiana
Poco più avanti il palazzo di Dario, è abbastanza intatto. È costruito con grandi blocchi di pietra difficilmente rimovibili. Lo possiamo fotografare solo da fuori, nell’interno ci sono lavori di restauro.
Il palazzo di Dario
Il palazzo di Dario
Tutte le colonne dei vari ingressi al palazzo, riportano le stesse figure, mostrano il re vincitore nella lotta con un leone, mentre sulla base marmorea del palazzo, è scolpita la parata dei diecimila immortali, la guardia imperiale del re.
Uno dei rilievi dei grandi portali
La base del palazzo di Dario
Uno dei rilievi dei grandi portali
La base del palazzo di Dario
La visita continua con il palazzo delle cento colonne (conosciuto anche come la Sala del Trono), e il palazzo di Serse.
L'ingresso del palazzo di Serse
Il palazzo di Serse o delle cento colonne
L'ingresso del palazzo di Serse
Il palazzo di Serse o delle cento colonne
Vittorio sale sulla vicina collina per fotografare una delle tombe reali e per riprendere Persepoli dall’alto. Al suo ritorno alcuni ragazzi si fermano a parlare con noi ed anche per fare una fotografia insieme.
Facciamo ancora un giro, il posto è suggestivo, ci sono tanti particolari da riprendere, facciamo ancora foto per essere sicuri di non aver dimenticato nulla
Il sito si è riempito, rari i turisti stranieri, molti gli iraniani, d’altra parte siamo a pochi chilometri da Shiraz, una delle più grandi e belle città dell’Iran. In questa nazione, nei luoghi storico-culturali abbiamo sempre trovato una grande partecipazione delle scuole. Scolaresche di tutte le classi, dalle elementari ai vari licei visitano questi spazi insieme ai loro insegnanti.
Lasciamo l’acropoli, ci dirigiamo verso i negozi di artigianato che questa mattina erano ancora chiusi. Veniamo avvicinati da un gruppo di simpatiche ragazze, sono curiose, quando diciamo che siamo italiani, vogliono sapere tutto di noi, di questi due personaggi che viaggiano da soli in terra persiana.
Tutte studentesse ... tranne una
Tutte studentesse ... tranne una
Anche questa volta lasciamo Persepoli con dispiacere, questo particolare luogo storico ha visto l’inizio di una nuova cultura, continuata con Alessandro Magno, la Grecia e la magna Grecia, per terminare con l’impero della Grande Roma.
Semplicemte meraviglioso!
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