mercoledì 23 gennaio 2013

                                          Mauritania 1
                               Dalla terra di nessuno alla capitale Nouakchott

L'itinerario dall'Italia alla Mauritania

Ci lasciamo alle spalle ”la terra di nessuno”, un tratto di quattro chilometri di pista di sassi e sabbia tra le frontiere del Marocco e della Mauritania. Il peggio è passato, senza nessuna indicazione si e dovuto scegliere tra i diversi tracciati che collegano i due paesi. Spesso Vittorio è sceso dal camper per testare la solidità del terreno per non avere imprevisti e rimanere insabbiati.

 Ogni equipaggio sceglie la propria pista


Nell'incertezza, si controlla a vista

            Gli uffici governativi della Mauritania, quattro casupole in fila, ci accolgono per espletare le formalità doganali, compresa l’assicurazione per il nostro camper.  Per i tempi africani, le formalità sono discretamente veloci, ci dobbiamo districare tra le varie richieste di “cadeau” e medicinali, anche da parte degli addetti ai lavori.
            All’imbrunire lasciamo il posto di frontiera e puntiamo verso la città di Nouabidou. Il traffico è scarso, ma quando arriviamo in città diventa caotico. Con l’aiuto del GPS troviamo il campeggio, sono circa le ore venti. Oggi è stata una giornata ”piena” siamo stanchissimi.
            Il campeggio si chiama “ Baie du Levrier”,  coordinate GPS  N 20° 59’ 44,78”  W 17° 00’ 26,15”.


L'ingresso del campeggio           

      La nottata è trascorsa tranquilla, a parte i richiami dei muezzin che rimbalzavano da una moschea all’altra. Dopo colazione, facciamo una passeggiata a piedi, nei dintorni del campeggio si snoda un mercato che da queste parti è sempre variopinto. La maggior parte degli uomini vestono con il “daraâ” una specie di tunica leggera di color celeste o bianca, le donne al contrario, indossano abiti dai colori vivaci.

"Trasporto privato"

            I mauri sono belle persone da un portamento quasi regale, gli uomini sono alti e le donne bellissime. Cercheremo di fotografarle con discrezione, anche qui non gradiscono essere riprese. Approfittiamo di questa passeggiata per acquistare le SIM card per il telefono e per la chiavetta internet.
            Dopo aver pranzato con del buon prosciutto (portato da casa) ed un riposino, andiamo a visitare il parco marino di “Cap Blanc”, la punta estrema della penisola ad una ventina di chilometri a sud della città di Nouabidou. In questo tratto di mare dovremmo avvistare delle foche monache, ma di questo particolare animale non c’è traccia. Appena arrivati, ci affacciamo dall’alto di un costone roccioso, sotto di noi un lunghissimo arenile, tra la bianchissima sabbia è rimasto incagliato da chissà quanto tempo un mercantile arrugginito. Dall’Italia ci informano che ben più grave è stato l’incidente e l’incagliamento della nave da crociera “Concordia”. 

Dall'alto di Cap Blanc

            Questo lembo di oceano è frequentato da numerose navi cisterne alla fonda e mercantili in transito. L’ampio golfo delimitato tra la penisola e la terra ferma deve offrire un approdo sicuro a queste grandi petroliere.
            Terminata la gita, torniamo al campeggio. Domani dovremo alzarci presto, ci trasferiremo a Nouakchott, la capitale della Mauritania.
            Oggi ci aspettano quattrocento chilometri di strada, dritta e pianeggiante, dovrebbe essere un trasferimento veloce, ma tra i rallentatori prima e dopo ogni villaggio e, tutti i controlli stradali, ci faranno perdere molto tempo. Lasciamo la città sotto un cielo nuvoloso, speriamo non piova, non è piacevole viaggiare con poca visibilità. 

La lunga strada pianeggiante

            Dopo pochi chilometri, siamo fermi al primo posto di blocco per controllo passaporti e conseguente registrazione. Alla fine del trasferimento odierno, conteremo una dozzina di controlli tra polizia, dogana e gendarmeria. Per fortuna, precedentemente abbiamo provveduto a compilare una scheda informativa con i nostri dati e del camper, anche se la scorta delle copie si sta esaurendo. Nel prossimo paese cercheremo di farne delle altre.
            La strada, un lungo rettilineo che affianca una ferrovia, è circoscritta da un deserto piatto senza interesse, qua e la qualche tenda tipo yurta turkmena con davanti alcuni cartelli che reclamizzano la vendita di latte di capra o di dromedario. Veniamo affiancati da un treno merci, costituito da carrelli da cava al posto dei vagoni. Una cosa allucinante, rimaniamo appaiati per diversi minuti al convoglio che è lungo circa tre chilometri. Una continuo collegamento tra la miniera di Zouérate nel deserto sahariano ed il porto di Nouabidou. 

Il treno più lungo del mondo

            Ad ogni “ceck point” durante l’attesa del nostro turno, giovani donne cercano di venderci di tutto. Il panorama non cambia, aridi pascoli solcati da capre dalle gambe lunghe, scheletriche manzette e dromedari dal loro incedere assonnato. 

I bianchi dromedari della razza Mehari

            Sarà il cielo coperto, ma oggi la giornata è molto afosa. Verso mezzogiorno ci fermiamo per pranzare, approfittando della sosta anche per riposarci un poco.
Ripreso il cammino, attraversiamo la piccola località di Meyaratt caratterizzata da tante casupole in legno ed altrettanti paletti con fili tesi con appesi pesci da essiccare. Sono muggini in vendita con relativa bottarga in scatola.

La vendita del pesce essiccato
 Qui, giovani ragazze ci chiedono con insistenza dei campioncini di creme e di profumi, è quasi impossibile tenerle a bada, sono in ostaggio di cattive abitudini lasciate da pseudo viaggiatori.

L'assalto delle giovani ragazze

Quando arriviamo a Nouakchott, sono le diciotto. Cerchiamo il campeggio “Auberghe Awkar”, coordinate GPS: N 18° 6’ 15” W 15° 59’ 48”, è piccolo e rumoroso per la vicinanza di un grande viale molto trafficato. In compenso l’annesso ristorantino, ci cucina delle sogliole atlantiche da favola. Dopo cena ci intratteniamo nella saletta della reception, c’è un collegamento internet in wifi, ne approfittiamo per spedire e ricevere un po’ di posta.

L'interno del piccolo camping

Questa mattina faremo una veloce escursione nella città che non ha molto da offrire, un agglomerato urbanistico disordinato nato poco più di cinquant’anni fa. La cosa interessante è il suo mercato del pesce e di tutto ciò che gli ruota intorno.
Il tour inizia con la visita alla moschea, una bianca costruzione ricoperta da diverse cupole color acqua marina, come temevamo è chiusa ed inoltre è interdetta ai non musulmani, facciamo qualche foto all’esterno e proseguiamo oltre.

La nuova ed accecante moschea

Poco distante troviamo il museo etnico, con alcuni reperti antichi provenienti dal mondo rurale ed alcune ricostruzioni del mondo sub-sahariano. L’allestimento è sobrio e gli ambienti sono ben sistemati.
Abbiamo bisogno di contante, ma invece della banca ci rechiamo al mercato forse troveremo un cambio più favorevole. Giriamo tra i banchi mobili, quattro tavole rette insieme alla meno peggio, c’è poco da fotografare e molte persone non vogliono essere nemmeno inquadrate, due giovani invece, invitano Vittorio a farsi fotografare insieme, saranno loro poi a procurarci un buon cambio di valuta.

Commercianti del bazar

Proseguiamo per il mercato artigianale, i tavoloni sono pieni di bracciali ed altri souvenir di argento. I commercianti fanno a gara per attirare la nostra attenzione, recliniamo l’invito ad eccezione di un simpatico vecchietto da cui Vittorio acquista una statuetta lignea. Per il pranzo ci viene consigliato il ristorante “Le Prince”, tra le specialità scegliamo un piatto unico con una base si patatine fritte accostate a carne grigliata spezzettata e verdure, il tutto ricoperto da una frittata di uova, ….  una bomba calorica. Un pranzo talmente buono ed abbondante che quel che è avanzato ce lo siamo portato sul camper.
Nel pomeriggio arriviamo al porto del mercato del pesce, non c’è una banchina ma le imbarcazioni approdano direttamente sulla spiaggia; lunghe barche di legno costruite da abilissimi maestri d’ascia, dipinte con colori vivaci. Molte di queste sono ancorate alle boe oltre il punto di risacca, noi restiamo in attesa di qualche rientro dalla battuta di pesca per vedere il prezioso carico.
Sopra queste pesanti imbarcazioni, c’è un equipaggio di una quindicina di persone, tutti giovani poco più che ragazzi. Probabilmente fanno questo lavoro fin da bambini. Si sta avvicinando una di queste barche da pesca, vediamo i ragazzi che iniziano a salpare i pesanti timoni di ferro mentre il legno scivola sull’onda come una tavola da surf.

Verso la risacca


Il numeroso equipaggio

Una volta a terra, i pescatori scendono velocemente dalla barca, ognuno svolge il suo  compito precedentemente assegnato, una parte dell’equipaggio tiene ferma la barca, alcuni scaricano il pesce ancora vivo, altri iniziano a svuotare l’acqua imbarcata, con un secchio.

"La pompa di sentina"

Alcune donne si avvicinano per riempire i loro recipienti di plastica di pesce azzurro, sono visibilmente soddisfatte.

La raccolta del pesce

Qua e la, sull’arenile grandi quantità di pesce sono ammassati e confusi con la sabbia. Non riusciamo a comprenderne il perché, qualcuno dice che verrà acquistato dai cinesi per farne varie trasformazioni, nel frattempo con una pala meccanica viene raccolto e caricato sugli autocarri.

Il pesce ammassato sull'arenile

Sulla spiaggia c’è un’attività frenetica, pescatori che camminano avanti e indietro, gruppi di persone in preghiera, piccole postazioni che ti friggono il pesce e mamme che allattano i loro piccoli. Un fervore senza sosta in un “caos ordinato”.

Pausa per la poppata

Mi siedo sopra un gradino, una signora si ferma a parlare con me, è simpatica, mi mostra un vassoio con del burro di karitè che qui viene ancora estratto artigianalmente, scambiamo due parole in un modesto francese e ci salutiamo.

La venditrice di burro di karité

Anche oggi è stata una giornata piena, riprendiamo la strada per il campeggio, prima però entriamo in una chiesa cristiana che incontriamo sul nostro cammino. Da queste parti non è facile vedere una croce.

L'interno della chiesa

Stasera ci metteremo a letto presto, domani ci aspetta un lungo percorso attraverso il deserto per arrivate ad alcune oasi, ma questo … è un altro diario.
Un ringraziamento particolare ad Hadrami Beraz, un giovane e brava guida mauritana.
                                                                       Anna Maria Rosati